LA ZANZARA OGGI – EDITORIALE MARZO 2024

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Naama Levi, Noa Argamani, Romi Gonen, Arbel Yehud, Carmel Gat, Eden Yerushalmi, Doron Steinbrecher, Liri Albag, Daniella Gilboa, Shiri Bibas, Karina Ariev, Agam Berger, Emily Damari.

Di chi sono questi nomi? Sono i nomi delle donne israeliane ancora tenute in ostaggio da Hamas a Gaza. Sono passati oltre 160 giorni.

L’8 marzo 2024, Giornata Internazionale delle Donne, a Firenze Sara è scesa in piazza indossando un cartello per dare voce proprio a Naama, Noa, Romi, Arbel, Carmel, Eden, Doron, Liri, Daniella, Shiri, Karina, Agam e Emily.  E perché solo lei? Come mai non abbiamo sentito il poderoso ruggito dei movimenti femministi, in testa quello di Non Una Di Meno, per invocare l’immediata liberazione di queste donne?

Semplice, perché per NUDM Naama, Noa, Romi, Arbel, Carmel, Eden, Doron, Liri, Daniella, Shiri, Karina, Agam e Emily non sono meritevoli di essere prese in considerazione.

Infatti Sara, scesa in piazza a Firenze per loro, è stata malamente allontanata dal corteo, scacciata come un cane con il cimurro dal branco di “femministe” al grido di “vai via, vai via”. Perché, come ha affermato una di queste, “Va bene Hamas, però cosa fa Israele?”

Quindi, zitte e mosca, le donne israeliane se lo sono meritato, punto.

Madri, padri, figlie, figli, mariti o mogli. In loro il 7 ottobre si è aperta una voragine insanabile, una trincea emotiva di cui, a quanto pare, al movimento NUDM non importa un fico secco.

Possiamo quindi affermare senza alcuna esitazione che il movimento NUDM ha miseramente fallito il proprio scopo.

A dire la verità, non ci stupiamo di niente.

18 marzo 2024. In Gambia, l’Assemblea nazionale, sostenuta dal parlamento, ha votato a favore della reintroduzione dell’infibulazione. La pratica barbarica e oscurantista che prevede, nei paesi islamici che la pratica, la mutilazione degli organi genitali femminili, era stata abolita nel 2015. Sebbene il governo non abbia ancora votato e nonostante sembri non abbia intenzione di prendere in considerazione i risultati della votazione, la questione rimane piuttosto seria e allarmante.

Forse siamo noi sordi e non abbiamo sentito bene, ma a ora non sembra che la “sorellanza” si sia scaldata più di tanto.

Tutto ciò lascia davvero sgomenti perché siamo di fronte a un’arbitraria e abbietta distinzione tra vittime di serie A e di serie B. Senza contare che questo 8 marzo i cortei transfemministi – questa la dicitura sui volantini – non sono stati, come ci si aspettava, solo veicolo di denuncia per le innumerevoli discriminazioni sociali ed economiche che ancora colpiscono le donne. No.

Il corteo tenutosi a Genova, sul quale hanno sventolato numerose bandiere palestinesi, invece di lasciare simpatici slogan sui muri come quelli dell’anno passato, ha lasciato dietro di sé, sotto la galleria che collega Largo Zecca a Piazza Portello, un lunghissimo striscione con le scritte “cessate il fuoco” e “stop al genocidio”.

Che cosa c’entra tutto questo con il patriarcato o la disparità di stipendi? Non sarà che forse il movimento NUDM è stato biecamente strumentalizzato dalla lotta di qualcun altro?

Di fronte al totale silenzio di NUDM nei confronti delle violenze subite dalle donne israeliane, siamo forse troppo maliziosi a pensare che a strumentalizzarle il movimento sia qualche antisemita pronto a distruggere Israele?

Fortuna che dobbiamo pensarci libere.

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